Testimone

Quanto tempo esiste fra me e te?
Come se non vedere delle scritte sopra un foglio
significasse assenza di respiro, di complicità.
Si cambia il numero degli anni in una staffetta senza fine,
così come si alterna la paura ed il coraggio, il dolore e la serenità.
E tutto cambia in me ed in te, anche se a volte sembra che qualcosa rimanga sempre tale.
Le distanze si plasmano alle nostre sensazioni,
come se le unità di misura fossero liquide, inafferrabili.
Poco più in là di questo inchiostro altre cose cambiano,
indifferenti alla mia attenzione.
Il bosco riposa nella solitudine dell’inverno,
di legna accatastata e foglie secche che tappezzano la terra.
Come sempre, mi ci perdo e mi abbandono in emozioni che sanno di odori,
più che di pensieri od olistiche visioni.
Una quiete che sa di beata ignoranza, altrove magia.
Dove il tutto ha lo stesso valore del niente
ed in questo valoroso niente trovo nuovamente tutto.
Ma dove porta tutto questo?
All’inizio di queste parole.
Il tempo che esiste fra te e me è solo un frammento di eternità,
una scheggia di felicità che si scioglierà nel cuore,
un angolo sotteso a quel che siamo e che illumina il limitato spazio del nostro tempo.
Il tempo che esiste fra te e me, forse è solo distrazione,
forse non è nemmeno misurabile,
o forse è una delle ragioni per cui vivo.
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Il colore del calore

La via del calore, che seguo nella potenza della musica,
che inseguo nelle cose che mi appassionano.
La via del calore che ritrovo quando ti abbraccio forte,
magia dei nostri corpi che si uniscono
e la pelle non è più una barriera ma solo un fragile strumento d’amore.
Che bellezza di fuori: la luna è piena e domina con la sua luce riflessa il freddo della notte scura.
Che frase banale, vero? E chissà quante penne l’avranno scritta,
mescolata in tante altre semplici frasi.
Ma il segreto per renderla unica è in quello che sento nell’anima,
sapendo che è custode di un’infinità di emozioni
che la bagnano di sudore e sacrificio.
L’aria è pungente, è vivace nel tremolio delle luci laggiù nella valle.
La respiro, lentamente, come fosse vino d’annata
o forse semplicemente per quel guizzo di serenità che nessuno mi può rubare.
E la via del calore colora le mie pareti,
mentre la fiamma sinuosa ricorda le nostre passioni
e le ravviva, mentre il tuo sorriso riaccende l’incanto.
Basta poco per vedere un arcobaleno anche di notte;
basta un pò di calore, che forse solo i poeti pensano di chiamarlo amore.
In ogni caso è un calore che non perdiamo mai,
anche se lo cediamo a chi ha tanto freddo dentro e non pensa più di potersi scaldare.
La banalità di alcune semplici frasi…

Serenamente

Il silenzio di una sera gocciolante,
tra nuvole che sfregano su scuri sentieri
ed un odore di muschio e legno.
Mi accoccolo al piacere di una stufa,
ad asciugare un’anima errante e guardinga,
come il suo viandante alla ventura.
Ombre sulle pareti di un colore indefinito,
figure magiche per una fantasia,
o solo il tremolio delle fiamme che divorano il tempo
e lo svelano nelle rughe della pelle.
Nessun timore, nessuna certezza,
solamente una resa di tensione ed abitudine.
Nessuna battaglia o piani di guerra,
ma un messaggio che dice “lasciar perdere, pesi o misure”.
La notte nasce senza stelle,
ma a volte porta anche sogni e desideri.
Rimango sveglio, non ho fretta.
Passerà, come questo autunno fuori stagione,
come questo quadro senza autore,
in cui il soggetto pare un’inciampo della ragione,
un profondo battito di cuore.
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Vita

Quando tutto sembra ruotare intorno a te,
è felicità,
splendida serenità.
Le coincidenze diventano armonia,
una in fila all’altra,
come passi che ti portano alla meta.
E ti accorgi di quanto è azzurro il cielo,
ti quanto sia bello un fiore,
di quante sfumature ha ogni emozione che ci sfiora.
Schegge di felicità che penetrano nel cuore
e sciogliendosi nutrono un insieme.
Ed ancora ti accorgi del calore della voce,
del profondo specchio degli occhi che ti osservano,
della forza della vita su ogni dolore.
Ti lasci trasportare da questa corrente,
accettando il tuo destino,
quasi con la certezza che sia quello giusto,
quello che volevi che fosse.
Ma non durerà per sempre.
Sono momenti in cui ti godi il panorama da una cima,
ma sai che dovrai tornare a valle,
ed un domani, ricominciare da capo.
Così è, così sarà sempre.
Molte cose accadono e non ce ne accorgiamo.
Altre volte, sobri di vita e di ragione,
le riconosciamo naturali.
Fanno capolino le prime stelle della sera.
Come un bimbo curioso rimango a naso in su,
a respirare l’aria fresca,
a dimenticare le cose da fare
e se anche sono solo,
non sento più paura,
adesso.
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A volte ritorno

Osservo con stupore le parole sul foglio,
ma non le riconosco, seppur vergate da questa mano.
Scivolano come sabbia fine tra le dita,
e si perdono a terra con un fruscio
che ricorda l’agitarsi delle foglie al vento.
E’ inutile provare a conservarle,
sfuggono alle emozioni,
vano il tentativo di farne granito,
quando basta un pò di pioggia per svelarne la consistenza.
Un pezzo di gioia, un pezzo di dolore, stessa torta da dividere.
Ecco cosa vorrebbero descrivere…
… se solo avessi pennelli e colori ed un soggetto da dipingere.
Come sempre appese ad un filo virtuale
e ad un pezzo di vera terra,
quella che amo tanto,
che sa di muschio ed erba,
di fumo e cenere,
di sudore e di fatica,
di sorrisi e di ricordi,
di profumo e fogna!
Non le guardo più le mie parole;
le scrivo e le dimentico (come un bugiardo dimentica la verità).
Le abbandono come carte sopra un tavolo di bari,
dove non si sa chi abbia vinto veramente.
Mani in tasca, un respiro che ancora mi accompagna dal profondo,
continuo a passeggiare tra i miei sogni,
senza impronte… che possano portare fino a me.
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Se fuori piove

E’ il tepore del fuoco che stasera scalda il cuore
e le ossa stanche dalla fatica del giorno.
Finalmente piove sulla polvere dei sentieri,
sui castagni arsi da un Settembre troppo caldo.
Gocce che cadono senza far male e donano pace,
lavano le macchie di un animo a volte stanco,
a volte solo impaziente di vita.
Paralleli di un’esistenza disegnata tra la maestria di un bosco
e la meraviglia della natura umana,
sfregiata da una malattia che fa paura solo a nominarla
e ricucita da un filo magico di speranza e volontà.
Lacrime e pioggia,
con la differenza che le prime sono calde e ci sono giorni in cui
nemmeno il sole riesce ad asciugarle.
Le fiamme danzano, così come le mie emozioni.
Mi scappa un sorriso appresso ad un pensiero
ed un profondo respiro.
Tu dormi accanto,
mia dolce guerriera
ed il resto è semplicemente pioggia.
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Lampi di luce

Tuona lontano
e la notte si accende disegnando maestose nubi nel cielo.
Poi torna una tavola nera,
ma nell’aria c’è già odore di pioggia e di buona campagna,
di cupi pensieri per quell’uomo che pensa alla vigna.
Si piegano le cime degli alberi,
ondeggiano ad un canto portato dal vento.
Non temono ciò che conoscono,
come se avessero un’anima che invoca e calma la madre terra.
Ed io, a piedi nudi,
mi muovo solerte cercando un riparo,
con lo sguardo fisso a quei lampi di luce
che forse, sono segnali da rispettare.
Ora la pioggia batte le sue note violente,
rumore che diventa musica
e musica che diventa un sorriso bagnato
tra lacrime e gioia,
in un filo di voce che si fa dolce preghiera.
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A metà

La guardo, come fosse un volto straniero,
foriero di una lingua che non comprendo.
Dai, sporcarla con dei segni neri,
tracce di un animo in difesa
ed in balia di un beffardo destino: ma rinuncio.
E le lancette faticosamente risalgano la china
per poi buttarsi a capofitto verso il basso: opaca illusione.
Ma fuori ormai è primavera,
almeno nei fiori che sbocciano e nei briosi canti del bosco.
Dentro al cuore ancora un pò d’inverno,
un pò di rabbia e granelli di follia.
Ti riguardo, ma non mi sembri poi così sconosciuta.
Apprezzo la tua innocente rugosità quando ti stendi fronte a me,
in attesa che la mano traduca con lentezza
battito e respiro.
Missiva per metà dell’infinito…
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Al caldo del cuore

Freddo pungente in questo quadro d’autore.
La neve gelata geme sotto il peso delle punte d’acciaio.
Nessuno risponde a questo continuo lamento,
nemmeno gli abeti vestiti di bianco.
A cosa servono le parole,
che rimangono liquide,
come il ruscello che scorre sotto la lastra di ghiaccio.
Qua e là, vecchie impronte di animali raminghi
si perdono e si confondono.
Fantasmi al mio cospetto, in queste prime ore dell’alba.
A passo di marcia risalgo il pendio,
oltre lo spazio del bosco
e lo sguardo si espande alle cime maestose,
irraggiungibili.
E’ vero, la fatica insegna ad essere umili,
perchè molte di queste cose resteranno anche dopo di me.
Sempre più freddo, quassù
ed il fiato sono sbuffi,
pennacchi di vita che volano via.
Ma guarda, anche i pensieri seguono lenti,
a volte persi in mille ricami
per poi tornare pimpanti
se la quota richiede attenzione.
Ma ad ogni passo qualcosa s’aggiunge
ad un bagaglio che non porta peso,
ma tenerezza e poesia nei solitari luoghi dell’animo.
Solo, senza solitudine,
nell’inverno che regna,
ma consapevole che nel cuore di questo apparente deserto,
rinasce sempre una vita.
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Mani aperte

Mano ferma, senza resa,
mentre l’animo trema, spaurito.
Lo sguardo indaga in cerca d’indizi,
su un’altura che non da spazio ad ulteriori passi.
La brezza accarezza i capelli ribelli,
asciuga gli occhi e la fatica,
rincuora.
Tutto immobile all’orizzonte,
così lontano;
tutto scorre vorticosamente sotto i miei piedi.
Inquadratura dall’alto
come scene di un film,
quelle finali, che non sempre danno certezza
di come è andata a finire.
Mano rugosa prestata al tempo,
portatrice di storie senza voce,
con tanto coraggio e pazienza,
a volte ferita da un pianto.
Sono forse divinità che stemperano i colori nella notte?
Un fuoco si ravviva, lo riconosco.
Scalda il cuore e non mi lascia andare.
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