Piccolo uomo

Così lontano dai tuoi sogni
e da quegli sguardi complici di un'avventura.
L'aria finalmente è fredda e rende il cielo un cristallo nella notte.
Il vapore del respiro è l'apostrofo della mia vita,
l'inizio della storia e forse la sua fine.
Nell'oscurità di questo sentiero,
un senso di pace, perche c'è solo solitudine quando non si ama,
o quando non si cerca più.
E camminare anche quando si poteva stare al caldo,
e salire quando si poteva solamente rimanere,
passo dopo passo, pensiero dopo pensiero,
sasso dopo sasso.
Così lontano dalle tue sicurezze,
anche perchè la paura può insegnare
che l'essere imperfetto e diverso è fonte di saggezza.
Chissà quanti occhi nascosti nel buio mi stanno osservando,
ma nessuno con l'intento di rubarmi questo tempo,
solo rumori senza un nome.
Da questa cima, ora vedo da una parte l'ombra nera del bosco
e dall'altra le luci tremolanti di case e strade della valle.
Da questa cima, da una parte sento la forza della natura che ci fu compagna
e dall'altra la fragilità dell'uomo che si veste di sogni,
mentre uccide il suo presente.
Un brivido di freddo e riprendo il percorso del ritorno.
...
..
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Delirio consapevole

Le ultime parole si spendono come spiccioli
per comprare briciole d’amore.
Nemmeno l’autunno vuole vestire di colore i boschi,
permane un tempo sospeso, forse solo confusione.
Mi allontano dai rumori della guerra,
non per scappare, ma respirare.
Come si potrebbe fare?
Salendo un ripido sentiero
abbondano i miseri pensieri e li abbandono,
alla ricerca di una verità che mal comprendo,
a cui vorrei dissetare la mia inquietudine
e lavare le colpe e le bugie.
Ma a cosa serve essere solo tristi,
se non si è in grado di trasformare il dolore in rabbia,
la rabbia in azione e l’azione nel destino delle cose?
Non ci credi?
Osserva la tua vita, in piccolo
e proiettala sullo schermo del mondo, in grande.
Cosa vedi?
Con indiscreta beatitudine abbraccio la fiamma che brucia,
pare danzare con i sogni che ho dismesso tempo fa.
Ma sappiamo bene, vero,
che dalla cenere può ancora nascere un seme di speranza.
E forse quegli spiccioli non sono stati spesi invano.
…
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Un’aggiunta di te

Penso a te,
dopo queste notti troppo buie per la solitudine.
E sei ancora qua, 
a respirare gli stessi momenti,
a scrivere simili ricordi e ricucire una tela strappata.
Senti anche tu il buon odore del bosco? 
La rugiada ha pianto sul prato
ed ora luccica ai primi raggi di sole.
Un pò come i tuoi occhi al risveglio,
quando il tuo sorriso rischiara la stanza
e tra le lenzuola c'è solo voglia di fare l'amore.
Salite e discese, tempo che sbriciola fra le mani,
parole, discorsi, sorprese e difese,
ma poi, di nuovo allo stesso passo, con la propria unica impronta.
Penso a te, nonostante la tentazione dell'abitudine.
E' il tuo profumo a distrami, 
piacevolmente rapito da un'anima che non conosce la resa.
Nella sera le nuvole di Settembre strisciano sull'orizzonte e l'accendono, inondando ogni cosa di caldi colori.
Ci vedranno così, mano nella mano, camminando in silenzio verso casa;
e mai così vicini,
come se l'impossibile fosse solo un'ipotesi mai dimostrata.
...
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Amati

A che serve avere le valigie sempre pronte
se alla fine non si parte mai?
Un pò come avere un sogno nel cassetto
e non ricordare dove si è messo.
Magari un domani… chissà,
la solita scusa della quotidianità,
del rimandare a data propizia,
al sentirsi pronto, al dannato poi, se ancora oggi non voglio.
Passeggero di un treno che è sempre in ritardo,
mai una volta conduttore e decisori di scambi.
E’ tutto questo che vuoi?
Stasera il cielo stellato accarezza la mia semplicità,
complice il fuoco che schioppetta nel focolare
e mitiga la fresca sera del bosco.
Non ho valigie da portare quassù,
neppure treni da aspettare.
Solo genuini momenti, scanditi da antichi gesti che ci appartengono
e non cessano di essere importanti ,
così reali da farne scultura di legno,
acqua di sorgente e sorriso di vita.
Domani rimarrà solo cenere nel fuoco.
Dentro me, ancora fiamma che brucia questo mio prezioso tempo
ed alimenta una voce:
amati sempre.
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Fuoco amico

Nella quiete della sera
si spande nell’aria il profumo dell’acacia.
Le api laboriose tornano nell’arnia
e non si curano di me, che le accarezzo con lo sguardo.
Vaga la mente senza meta,
sfilacciata di fronte alla guerra dei perdenti
che non possiedono nulla di valore
e non vincono nulla.
E’ il momento della solitudine
quella che porta bene all’anima,
un contrasto di nuvole bianche su un cielo terso,
di un sorriso rubato al dolore perenne.
Potresti chiudere gli occhi e provare a dimenticare,
ma non si può, forse solo un attimo di distrazione
prima di tornare a pensare alla pace.
Nella penombra della sera
si spande nell’aria un bisogno di speranza…
che non si lega ad un singolo evento,
ma abbraccia il mondo intero.
C’è odore di bruciato più in là
e non credere che non ci riguardi.
…
..
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Perdere

Lentamente scompari
nei tuoi sorrisi lontani,
ignorando come il tempo
possa perdere significato.
E le parole non servono più,
stringo la mano e questo è abbastanza.
Ti ho portato dei fiori.
Solo per te, regina madre della mia vita.
Fiori così belli per i tuoi occhi azzurri,
che tanto hanno saputo di me
e che ora, nella solitudine della malattia, si sono smarriti.
A me resta un cassetto di ricordi.
A te, solo un sorriso di neve
in questo ingiusto tepore d’inverno.
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Vita

Quando tutto sembra ruotare intorno a te,
è felicità,
splendida serenità.
Le coincidenze diventano armonia,
una in fila all’altra,
come passi che ti portano alla meta.
E ti accorgi di quanto è azzurro il cielo,
ti quanto sia bello un fiore,
di quante sfumature ha ogni emozione che ci sfiora.
Schegge di felicità che penetrano nel cuore
e sciogliendosi nutrono un insieme.
Ed ancora ti accorgi del calore della voce,
del profondo specchio degli occhi che ti osservano,
della forza della vita su ogni dolore.
Ti lasci trasportare da questa corrente,
accettando il tuo destino,
quasi con la certezza che sia quello giusto,
quello che volevi che fosse.
Ma non durerà per sempre.
Sono momenti in cui ti godi il panorama da una cima,
ma sai che dovrai tornare a valle,
ed un domani, ricominciare da capo.
Così è, così sarà sempre.
Molte cose accadono e non ce ne accorgiamo.
Altre volte, sobri di vita e di ragione,
le riconosciamo naturali.
Fanno capolino le prime stelle della sera.
Come un bimbo curioso rimango a naso in su,
a respirare l’aria fresca,
a dimenticare le cose da fare
e se anche sono solo,
non sento più paura,
adesso.
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Se fuori piove

E’ il tepore del fuoco che stasera scalda il cuore
e le ossa stanche dalla fatica del giorno.
Finalmente piove sulla polvere dei sentieri,
sui castagni arsi da un Settembre troppo caldo.
Gocce che cadono senza far male e donano pace,
lavano le macchie di un animo a volte stanco,
a volte solo impaziente di vita.
Paralleli di un’esistenza disegnata tra la maestria di un bosco
e la meraviglia della natura umana,
sfregiata da una malattia che fa paura solo a nominarla
e ricucita da un filo magico di speranza e volontà.
Lacrime e pioggia,
con la differenza che le prime sono calde e ci sono giorni in cui
nemmeno il sole riesce ad asciugarle.
Le fiamme danzano, così come le mie emozioni.
Mi scappa un sorriso appresso ad un pensiero
ed un profondo respiro.
Tu dormi accanto,
mia dolce guerriera
ed il resto è semplicemente pioggia.
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Al caldo del cuore

Freddo pungente in questo quadro d’autore.
La neve gelata geme sotto il peso delle punte d’acciaio.
Nessuno risponde a questo continuo lamento,
nemmeno gli abeti vestiti di bianco.
A cosa servono le parole,
che rimangono liquide,
come il ruscello che scorre sotto la lastra di ghiaccio.
Qua e là, vecchie impronte di animali raminghi
si perdono e si confondono.
Fantasmi al mio cospetto, in queste prime ore dell’alba.
A passo di marcia risalgo il pendio,
oltre lo spazio del bosco
e lo sguardo si espande alle cime maestose,
irraggiungibili.
E’ vero, la fatica insegna ad essere umili,
perchè molte di queste cose resteranno anche dopo di me.
Sempre più freddo, quassù
ed il fiato sono sbuffi,
pennacchi di vita che volano via.
Ma guarda, anche i pensieri seguono lenti,
a volte persi in mille ricami
per poi tornare pimpanti
se la quota richiede attenzione.
Ma ad ogni passo qualcosa s’aggiunge
ad un bagaglio che non porta peso,
ma tenerezza e poesia nei solitari luoghi dell’animo.
Solo, senza solitudine,
nell’inverno che regna,
ma consapevole che nel cuore di questo apparente deserto,
rinasce sempre una vita.
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Tecno solitudine

Scrivo sempre delle stesse cose,
eppure sono così diverse per me,
come in autunno le fogli cadono dallo stesso albero
ma non sono mai le stesse.
L’apparenza mostra simili colori e rumori,
ma gli occhi, senza i filtri dell’abitudine,
vedono sempre qualcosa di nuovo.
Che banalità, vero?
In un mondo tecnologicamente avanzato,
ma immerso in una solitudine profonda
non c’è tempo per questa considerazione;
il simile non sarà mai unico
e l’unicità sarà sempre paragonata ad un simile.
Quanti tramonti nelle nostre memorie digitali,
quante immagini di stagioni che arrivano e passano,
quanti volti immortalati in sorrisi che poi si perdono
e scompaiono nella nostra precaria memoria.
Ed è per questo che scrivo di nuovo delle stesse cose,
di queste sfumature di giallo ed arancione che dipingono le nostre giornate,
di pozzanghere ai lati della strada che riflettono il cielo azzurro e la notte,
di mani in tasca alla ricerca di qualche chiave ed un po’ di calore.
E scrivo dei tuoi occhi, una finestra su un mondo che amo e rispetto.
E di altro ancora, che mira all’analogica del cuore.
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