Testimone

Quanto tempo esiste fra me e te?
Come se non vedere delle scritte sopra un foglio
significasse assenza di respiro, di complicità.
Si cambia il numero degli anni in una staffetta senza fine,
così come si alterna la paura ed il coraggio, il dolore e la serenità.
E tutto cambia in me ed in te, anche se a volte sembra che qualcosa rimanga sempre tale.
Le distanze si plasmano alle nostre sensazioni,
come se le unità di misura fossero liquide, inafferrabili.
Poco più in là di questo inchiostro altre cose cambiano,
indifferenti alla mia attenzione.
Il bosco riposa nella solitudine dell’inverno,
di legna accatastata e foglie secche che tappezzano la terra.
Come sempre, mi ci perdo e mi abbandono in emozioni che sanno di odori,
più che di pensieri od olistiche visioni.
Una quiete che sa di beata ignoranza, altrove magia.
Dove il tutto ha lo stesso valore del niente
ed in questo valoroso niente trovo nuovamente tutto.
Ma dove porta tutto questo?
All’inizio di queste parole.
Il tempo che esiste fra te e me è solo un frammento di eternità,
una scheggia di felicità che si scioglierà nel cuore,
un angolo sotteso a quel che siamo e che illumina il limitato spazio del nostro tempo.
Il tempo che esiste fra te e me, forse è solo distrazione,
forse non è nemmeno misurabile,
o forse è una delle ragioni per cui vivo.
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Tecno solitudine

Scrivo sempre delle stesse cose,
eppure sono così diverse per me,
come in autunno le fogli cadono dallo stesso albero
ma non sono mai le stesse.
L’apparenza mostra simili colori e rumori,
ma gli occhi, senza i filtri dell’abitudine,
vedono sempre qualcosa di nuovo.
Che banalità, vero?
In un mondo tecnologicamente avanzato,
ma immerso in una solitudine profonda
non c’è tempo per questa considerazione;
il simile non sarà mai unico
e l’unicità sarà sempre paragonata ad un simile.
Quanti tramonti nelle nostre memorie digitali,
quante immagini di stagioni che arrivano e passano,
quanti volti immortalati in sorrisi che poi si perdono
e scompaiono nella nostra precaria memoria.
Ed è per questo che scrivo di nuovo delle stesse cose,
di queste sfumature di giallo ed arancione che dipingono le nostre giornate,
di pozzanghere ai lati della strada che riflettono il cielo azzurro e la notte,
di mani in tasca alla ricerca di qualche chiave ed un po’ di calore.
E scrivo dei tuoi occhi, una finestra su un mondo che amo e rispetto.
E di altro ancora, che mira all’analogica del cuore.
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Fuori c’è

Esplode quel che non si può trattenere.
Con l’irruenza di un fiume in piena,
di una rabbia riversa su vecchi rancori,
come schegge impazzite di un ordigno nascosto
da una vile esistenza capace solo di armarlo.
Ed esplode quel che non si può trattenere,
come lacrime calde sul viso,
per un sogno appena infranto,
o per una gioia che invade il cuore
e risale a risplendere nei nostri occhi.
Esplodono i nostri silenzi d’indifferenza,
le nostre finte malattie per non osare.
Ma fuori c’è,
tutto quello che forse abbiamo dimenticato.
Non serve a nulla volerlo,
bisogna solamente farlo.
O esploderà dentro l’animo,
al più, con un impercettibile rumore.
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Al vento

Ci stordiscono parole vuote, ogni momento,
riempiendo spazio apparentemente libero,
imprigionandolo in uno sterile brusio di sottofondo della nostra vita.
E poi non ci rimane niente,
solo una grande fame.
E ci metto queste mie,
appendendole, come simboli di preghiera,
ad un sottilissimo filo di noia e di riscatto.
Om …

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A chi importa

Piove ancora su questa pagina nera,
macchiata di sangue e d’inchiostro.
Colano dubbi profondi e tristezza,
amaro risveglio da un sonno mai fatto.
Ma che importa se nessuno la legge.
Piove ancora su esili gambe malferme nel fango,
sui volti scarni sporcati da tanta fatica,
su povertà trasparente ad occhi consunti dall’opulenza.
Ma che importa se siamo chiusi nelle nostre stanze dorate.
Piove ancora su quelle terre straziate da bombe,
lanciate da grida di guerra,
sul tappeto di una quotidiana violenza che miete vite come fossero messi falciate.
Ma che importa a chi non sente rumore e si volta dall’altra parte.
Piove ancora su un mare che inghiotta storie e speranze,
un mare ucciso due volte e dove non si trova un approdo sicuro.
Ma che importa se basta cambiare canale,
cercare altre spiagge senza pensieri e dolori.
Piove ancora ma non è acqua benefica.
Non nutre la solitudine ed il lento morire di uomini che hanno perso cuore e ragione.
E continuerà a piovere,
diluirà le nostre intenzioni e le nostre ferme promesse.
Si, continuerà a piovere,
nonostante il sole faccia già capolino sui nostri volti inadempienti.
Ma a chi importa?
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Accedi

Sempre lo stesso, all’apparenza,
per chi cede lo sguardo all’indiffernza,
all’abitudine,
alla stessa fermata del tram, alla solita ora,
con lo stesso sorriso e quella paura fra i denti,
di un tempo che passa, sempre lo stesso,
senza fiato, come queste parole, senza respiro.
Mi fermo, porto dentro una folle dose di serenità,
niente connessione ad un unico account,
ma un continuo download con un fiore che sboccia,
un seme che cresce,
un’alba che fa capolino sopra il cuscino
ed un tramonto che si ritira altrove,
oltre il confine di una nutrita speranza.
Che ingarbuglio, vero,
che strano modo di sporcare questa pagina bianca.
E tutto passa, comunque, nonostante soldi,
tecnologia e successo,
nonstante debiti, trabiccoli ed inciampi.
Solo una cosa rimane la stessa:
la  sorpresa quando ritrovo ad ogni stagione,
un fiore che sboccia,
un seme che cresce,
un’alba che fa capolino sopra il cuscino
ed un tramonto che si ritira altrove,
oltre il confine di una vigorosa speranza.
Ma solo se abbracciato a qualcosa che abbia a che fare
con il subbiglio del  cuore!
In fondo sono nato per amare, come te …
anche oltre il dolore,
e se ti strappo un sorriso, non è rubare,
è scambiarsi per un’infinitesimo istante
la pelle dell’anima e sentire lo stesso calore.
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Andare non molto lontano… verso l’infinito

Quanto vorremmo in questo viaggio di sola andata, avere in tasca, barando, anche un biglietto di ritorno.
Così da poterlo toccare ogni tanto, sentirne la ruvida presenza, lo spigolo vivo e darci un rapido sollievo, quando tutto traballa ed il binario sembra improvvisamente finire nel vuoto.
Ma no, non è possibile volare senza ali, non è possibile attraversare il mare a piedi ed è per questo che la perfezione della nostra vita non esiste e lascia solo posta all’opportunità. O forse la perfezione stessa sta proprio nella sua irripetibile imperfezione.
A passi svelti, oppure lenti, accanto ad un tempo intransigente ed a volte amico spassionato, ci fermiamo, sorridiamo e ripartiamo; ci fermiamo, piangiamo e ripartiamo. Ci fermiamo e talvolta ci perdiamo.
E c’è chi aspetta sempre un treno che non passerà. E c’è chi aspetta di decidere la meta. Io sono in viaggio da una vita intera e non mi fermerò, neppure adesso che potrei arrendermi, neppure adesso che potrei proteggermi. Ma da cosa? Dalla stessa vita? E che senso avrebbe.
Tu, voi, siete la ragione ed il sentimento, una zona libera in cui lasciare le mie cose ed addormentare quei sogni che profumano ancora d’infinito.
Lo capisci adesso?
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Carta matta?

Quel vecchio strano
che cammina solo e svelto
sul bordo della strada.
Ci incrociamo quasi ogni mattina.
Stessi orari e poco altro ci accomuna.
Tu, sguardo basso ed indifferente
a ciò che ti sfiora e ti circonda.
Apparentemente, vesti una vita
buttata malamente sulle spalle,
come uno scialle logoro di lana ormai ingiallita.
Io, rintanato dietro al parabrezza,
ti osservo curioso, domandandomi perché
non cammini in sicurezza sulla pista dei pedoni.
Sembri un Don Chisciotte d’altri tempi
che vuol sfidare l’esercito meccanico del mattino,
una forza immensa alla conquista di una stessa meta.
Una storia di pochi secondi,
che si ripete sempre uguale e non si ricorda più.
Qualcuno oserebbe pensare a “destini incrociati”,
nel paradosso di due vite parallele
che probabilmente non si incroceranno mai.
Buon giorno vecchio matto.
Uno dei tanti destini, pescati a caso nell’urna del presente.
Invisibile ai più, con tuo grande rischio,
ma marcato e definito quando incrocia gli occhi
non velati da una tiepida abitudine.
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