Testimone

Quanto tempo esiste fra me e te?
Come se non vedere delle scritte sopra un foglio
significasse assenza di respiro, di complicità.
Si cambia il numero degli anni in una staffetta senza fine,
così come si alterna la paura ed il coraggio, il dolore e la serenità.
E tutto cambia in me ed in te, anche se a volte sembra che qualcosa rimanga sempre tale.
Le distanze si plasmano alle nostre sensazioni,
come se le unità di misura fossero liquide, inafferrabili.
Poco più in là di questo inchiostro altre cose cambiano,
indifferenti alla mia attenzione.
Il bosco riposa nella solitudine dell’inverno,
di legna accatastata e foglie secche che tappezzano la terra.
Come sempre, mi ci perdo e mi abbandono in emozioni che sanno di odori,
più che di pensieri od olistiche visioni.
Una quiete che sa di beata ignoranza, altrove magia.
Dove il tutto ha lo stesso valore del niente
ed in questo valoroso niente trovo nuovamente tutto.
Ma dove porta tutto questo?
All’inizio di queste parole.
Il tempo che esiste fra te e me è solo un frammento di eternità,
una scheggia di felicità che si scioglierà nel cuore,
un angolo sotteso a quel che siamo e che illumina il limitato spazio del nostro tempo.
Il tempo che esiste fra te e me, forse è solo distrazione,
forse non è nemmeno misurabile,
o forse è una delle ragioni per cui vivo.
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Oltre noi

Semplicemente accade.
Nonostante la nostra rabbia o la nostra paura.
Nonostante le nostre preghiere od i nostri talismani.
Gli occhi si chiudono, ma non sognano.
Ed è inutile rovistare nelle tasche della memoria.
Non è più la stessa voce quella che senti …
sussurrare progetti nel tempo.
Ma tutto ha un senso,
se hai dato un senso a questo esistere,
se hai dato prova di infinito amore.
E quando invece non ha senso,
oltre un precario esistere,
rimane solo una grande prova di infinito amore.
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Inversioni di calore

… steso sopra un freddo piano guardo in sù, ma non vedo il cielo, solo un soffitto come tanti altri, visto da tanti altri, chi alla ricerca di una speranza, chi ignaro di cosa potrà cambiare. Solo, con tutto ciò che sei, adesso, o meglio in compagnia di un silenzio solido alternato ad un debole ronzio.
Aspetti, come sempre in questi casi, che al di là del vetro arrivi quella voce un pò distorta: “respiri, non respiri”, come fosse un comando per dirti se vivere o morire. Ed arriva un’onda all’improvviso dentro il braccio, bruciante come fuoco di una fiamma. Ma è solo liquido velenoso, che già conosci ma non imparerai mai a sopportare, quando si espande nel corpo e nell’animo, con quel sapore amaro ed un pò metallico che senti nella bocca e mandi giù. Un’onda di piena che si mescola al tuo sangue e che collassa dentro il cuore, senza metafora, con quel calore intenso che pare il tuo ultimo sentire.
Poi, come l’onda del mare che si ritrae, il corpo si distende, guerriero o forse solo spettatore di tutto questo imperioso moto. Ma l’attesa non finisce e non si placa con quell’acqua che vorresti diluisse quel veleno.
Aspetti, mentre i giorni passano e la mente torna lì, come ogni volta, perchè ormai è un rito che fa parte di questo nuovo “gioco”. Il pensiero scava i limiti del tuo essere forte e positivo. Del resto è davvero folle come una busta ancora chiusa possa fare una grande differenza: un’apertura che può premiare o condannare, senza colpe da giudicare. Ed allora la apri di scatto, come un pacco a Natale e già i tuoi occhi si affannano alla ricerca di caratteri troppo neri, quelli che non vorresti mai trovare.
Il foglio rimane chiaro e poi leggi anche le parole. Ecco un’altra onda che ritorna, ma stavolta parte dal cuore. Stavolta non è un liquido necessario che la trasforma, ma un’intensa esplosione di emozioni e di gioia, che grida vita, che grida al tuo animo ciò che a parole mai potrò comunicare.
Chiudo la busta e respiro, come se non l’avessi fatto prima. Quel calore che sento ancora dentro non scompare, ma appare benefico sul viso. Fuori il mondo non si accorge di me, come di altri tanti me che ogni giorno sperano e continuano ad apprezzare ciò che rimane impresso solamente nell’animo e non nei nostri occhi. A volte sembrano battaglie perse, chissà, per ora respiro e godo la mia tregua…
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A memoria

Cosa sarebbe di noi, se perdissimo memoria di quello che siamo?
Cosa resterebbe della nostra giovinezza, delle nostre pazzie,
così come dei nostri sentimenti e dei nostri dolori?
A chi vorrebbe non avere memoria, per eludere responsabilità e colpe,
a chi vorrebbe setacciare la mente cercando solo piccole pepite d’oro
e scartando fatiche ed intoppi di quanto scavato. Siete sicuri?
Guardo i tuoi occhi che si perdono nella nebbia di lontani ricordi,
guardo i tuoi occhi increduli, ma non ricordano le parole di ieri.
Guardo i tuoi occhi che pare interroghino il mio sorriso da uomo
e che forse, come un lampo di luce, ricordano ancora il sorriso di un bimbo.
Ed abbraccio la mia memoria, per difenderti,
quasi per arginare quello che la tua non ricorda più.
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A fondo perduto

A volte scrivo e poi cancello tutto.
Impossibile stemperare certi dolori,
come sarebbe poco umile pensare di confinare nelle parole certe gioie.
Così rimane quella via di mezzo,
quel detto e non detto che non da soddisfazione,
quel sussurro poco chiaro che sbiadisce in una traccia d’inchiostro.
E nonostante tutto, scrivo,
un pò sulla carta, un pò sulla pelle ed un pò nell’animo,
come ognuno di voi,
consapevolmente od inconsapevolmente.
A volte ricordo ed altre volte dimentico.
Non so come conserverò tutto questo,
o meglio come potrò ritrovarlo quando ne avrò bisogno.
Ne avrò bisogno?
Ripercorrerò sentieri già battuti?
Cercherò nella profondità dei vostri sguardi?
O solamente abbandonerò nuovamente tutto per rinascere?
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Il coraggio di un respiro

E se condividessimo questa notte fantastica,
riflesso di luna piena che scivola sull’acqua del lago?
Mano nella mano ed il sussurrare delle onde;
amanti di una storia sincera
con qualche segreto nel cassetto dei ricordi
ed ancora progetti, progetti da gridare ad alta voce.
Affinare il tempo con pazienza,
come il vino d’annata nelle botti.
Sorseggiarlo poi lentamente,
esaltando profumi e sensazioni.
Ti stringi a me in cerca di calore,
ora che la piacevole brezza reca frescura,
proprio ora che il mio desiderio di averti accanto
è così forte, pur celato nella serenità dei nostri respiri.
Non ci vuole coraggio per respirare,
ma ci vuole tanto coraggio per godere di ogni semplice respiro.
Quante cose straordinarie abbiamo trovato,
ma troppe volte le abbiamo perse o le abbiamo mancate.
Abbiamo capito poi che non erano così lontane o irraggiungibili.
Ed ora, se potessimo condividerle,
sarebbe nuovamente gioia…
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Vita

Quando tutto sembra ruotare intorno a te,
è felicità,
splendida serenità.
Le coincidenze diventano armonia,
una in fila all’altra,
come passi che ti portano alla meta.
E ti accorgi di quanto è azzurro il cielo,
ti quanto sia bello un fiore,
di quante sfumature ha ogni emozione che ci sfiora.
Schegge di felicità che penetrano nel cuore
e sciogliendosi nutrono un insieme.
Ed ancora ti accorgi del calore della voce,
del profondo specchio degli occhi che ti osservano,
della forza della vita su ogni dolore.
Ti lasci trasportare da questa corrente,
accettando il tuo destino,
quasi con la certezza che sia quello giusto,
quello che volevi che fosse.
Ma non durerà per sempre.
Sono momenti in cui ti godi il panorama da una cima,
ma sai che dovrai tornare a valle,
ed un domani, ricominciare da capo.
Così è, così sarà sempre.
Molte cose accadono e non ce ne accorgiamo.
Altre volte, sobri di vita e di ragione,
le riconosciamo naturali.
Fanno capolino le prime stelle della sera.
Come un bimbo curioso rimango a naso in su,
a respirare l’aria fresca,
a dimenticare le cose da fare
e se anche sono solo,
non sento più paura,
adesso.
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Contro un timore!

Tramutare il pianto in rabbia,
per asciugare con la rabbia il pianto.
Alzare lo sguardo per vedere un volto allo specchio
che riconosci per un lampo negli occhi
ed un sorriso a metà nella carne magra.
Rabbia che scorre nelle vene come fosse bruciante medicina,
ma spegne il freddo sottopelle
ed infiamma il battito del cuore.
Nessuna resa per chi riconosce alla vita il supremo valore,
nessuna rassegnazione, neppure in ogni riga nera
che vorrebbe fissare un risultato.
Non si può perdere senza combattere
e non c’è guerra senza un nemico da affrontare.
Soprattutto ora, che il mio nemico getta il suo perfido guanto di sfida,
per giunta alla stessa carne che l’ha generato.
A testa alta, comunque, con un’arma a mio vantaggio.
Non c’è in comune la grande forza del mio animo
che respira la bellezza di quanto è fuori di me,
ed appartiene a ciò che ogni giorno vive, muore e poi rinasce,
in un ciclo senza fine.
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Bersaglio mobile

Bruma, che quieta i rumori,
assonnata come una flebile voce,
mentre lontano si spinge un ricordo;
ma la vista si appanna, come vetro,
tra il freddo che cerca fessure
ed il tiepido respiro di un fuoco che non lo riceve.
Ancora sornione tra le righe di queste parole,
sempre più rade,
ritrovate da un bacio, un abbraccio,
un desiderio di lasciare la vecchia strada
per nuovi incontri.
E così è.
Mentre la neve nasconde primavera,
mentre il sole non smette di darmi forza e coraggio,
così come la notte protegge le mie paure e gli inganni.
Foglie cadute, dimenticate come giorni di festa.
Riposo di mani segnate da un duro lavoro,
rugose come corteccia di quercia,
pergamene scritte dal tempo e destinate all’oblio.
Ma tutto ciò che rimane non sarà per domani.
Lo colgo ora, nella quieta e modesta dimora di un animo franco.
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Vecchie parole

Tempo fa un’amica mi scrisse:
“le parole hanno un peso…”
ed ora, che il nostro incontro è solo un ricordo,
mantengono vero ciò che volevano esprimere.
Cammino per altri sentieri
e lascio libere le parole nell’aria.
Nessun inchiostro a difenderle,
nessuna carta a racchiuderle dietro una smorfia od un sorriso.
A chi importerebbe sapere da dove vengono?
A quale età appartengono?
Nel passato sono solo foglie cadute,
ormai calpestate dalle emozioni,
forse humus per campi bisognosi di spunti di vita.
Nel presente sono solo risvegli,
occhi aperti su un nuovo giorno che arriva
e mantiene il mistero della sua fine.
Attingono al mondo che mi circonda,
al volo di un uccello che si libra nell’aria,
alla goccia che cade da un esile ramo
e disegna cerchi nell’acqua.
Alle tue carezze ed ai tuoi rimpianti,
al tuo corpo che invecchia insieme al mio,
con cicatrici e nuove rughe d’amore.
Ma rimangono vecchie parole, senza un peso,
se non le doniamo di un’anima propria.
Ed io, ancora ci provo,
ancora.
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