Fosse merce rara

Parole di polvere,
basta un soffio per disperderle nell’aria
e farle respirare.
Qualche colpo di tosse per chi ne è allergico,
boccata d’ossigeno per chi ne condivide.
A volte ne siamo padroni ed a volte semplici schiavi.
Predatori o prede, nel gioco della vita.
Amo le parole che hanno bisogno del silenzio,
di una pausa fra un pensiero o una punteggiatura.
Amo le parole che hanno un valore,
anche nella diversità di quanto esprimono
e si allontanano dalla mia convinzione.
Ah, queste parole che distribuiamo come carte sul tavolo verde,
ma non aspettiamo il nostro turno per svelarle al mondo.
Potendo le gridiamo, come se il rumore le rendesse maiuscole, più intense,
ma nulla di ciò può superare il muro di chi non è desideroso di ascoltare.
Sebbene forti ed imperiose, possono aiutare quando il dolore è grande,
quando la sfida è ardua, quando la gioia è incontenibile;
anche se poi, ecco che quelle sussurrate all’anima
danno i benefici migliori e duraturi.
In questa nostra era possono essere immortali,
prigioniere della rete, fuori dalle biblioteche,
nella semplicità di chi le esprime.
Ma non ci rendono immortali nel presente, come vorrebbe la superbia dell’uomo.

E sono consapevole di averne spese troppe
e me ne scuso per la pretesa di averle rese utili e comprensibili.
Abbiamone cura di queste parole, come merce rara,
come se potessero finire improvvisamente
e svalutare la nostra storia.

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Fuori stagione

Un Natale senza inverno,

come un canto senza note.
Il bosco è stranamente vivo e sullo sfondo le montagne senza neve,
con le api confuse che cercano bottino.
Si affacciano i sorrisi sulle strade, per disperdere gli affanni della vita.
Molti sono spiccioli di auguri,
frettolosi messaggi preparati da un assistente digitale.
Altrove, voci franche, genuine,
che guardandosi nei occhi condividono speranza.
Preghiere sacre che si levano nelle cattedrali
e preghiere laiche scritte sui muri di un palazzo.
Entrambe rivolte ad un dio o forse solo ad un amico
che possa rinfrancare i nostri cuori.
Osservo una margherita fuori stagione,
respiro il profumo della terra umida,
percepisco il calore dei raggi di sole,
mi emoziono per la vita che mi circonda.
E’ ancora bello respirare,
nonostante questo bello abbia i confini del dolore
e della guerra.
E’ ancora bello credere,
di poter fare qualcosa, di non essere solo.
Un Natale senza inverno,
rimane una data sul calendario,
eppure ce lo portiamo dentro in attesa di una nuova primavera.
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Scacco matto

Questo simpatico silenzio,
dispettoso a sottrarre pensieri
e beffardo a presentare ricordi.
Complice del calore di un fuoco,
contraltare del freddo pungente che brina
e fa scrocchiare la neve appena caduta.
Quasi lunare, nel suo misterioso farsi notare,
così inafferrabile perchè ovunque presente,
mai prigioniero di un qualsiasi spazio e tempo.
Mi sfrego le mani, quasi a volerlo sfidare.
Lo riempio del mio solitario respiro.
Un gioco tra amici, mentre i nemici si fanno la guerra.
Scacco matto, qualcuno bussa alla porta
e queste parole sembran prive di senso.

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Piccolo uomo

Così lontano dai tuoi sogni
e da quegli sguardi complici di un'avventura.
L'aria finalmente è fredda e rende il cielo un cristallo nella notte.
Il vapore del respiro è l'apostrofo della mia vita,
l'inizio della storia e forse la sua fine.
Nell'oscurità di questo sentiero,
un senso di pace, perche c'è solo solitudine quando non si ama,
o quando non si cerca più.
E camminare anche quando si poteva stare al caldo,
e salire quando si poteva solamente rimanere,
passo dopo passo, pensiero dopo pensiero,
sasso dopo sasso.
Così lontano dalle tue sicurezze,
anche perchè la paura può insegnare
che l'essere imperfetto e diverso è fonte di saggezza.
Chissà quanti occhi nascosti nel buio mi stanno osservando,
ma nessuno con l'intento di rubarmi questo tempo,
solo rumori senza un nome.
Da questa cima, ora vedo da una parte l'ombra nera del bosco
e dall'altra le luci tremolanti di case e strade della valle.
Da questa cima, da una parte sento la forza della natura che ci fu compagna
e dall'altra la fragilità dell'uomo che si veste di sogni,
mentre uccide il suo presente.
Un brivido di freddo e riprendo il percorso del ritorno.
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Delirio consapevole

Le ultime parole si spendono come spiccioli
per comprare briciole d’amore.
Nemmeno l’autunno vuole vestire di colore i boschi,
permane un tempo sospeso, forse solo confusione.
Mi allontano dai rumori della guerra,
non per scappare, ma respirare.
Come si potrebbe fare?
Salendo un ripido sentiero
abbondano i miseri pensieri e li abbandono,
alla ricerca di una verità che mal comprendo,
a cui vorrei dissetare la mia inquietudine
e lavare le colpe e le bugie.
Ma a cosa serve essere solo tristi,
se non si è in grado di trasformare il dolore in rabbia,
la rabbia in azione e l’azione nel destino delle cose?
Non ci credi?
Osserva la tua vita, in piccolo
e proiettala sullo schermo del mondo, in grande.
Cosa vedi?
Con indiscreta beatitudine abbraccio la fiamma che brucia,
pare danzare con i sogni che ho dismesso tempo fa.
Ma sappiamo bene, vero,
che dalla cenere può ancora nascere un seme di speranza.
E forse quegli spiccioli non sono stati spesi invano.
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Un’aggiunta di te

Penso a te,
dopo queste notti troppo buie per la solitudine.
E sei ancora qua, 
a respirare gli stessi momenti,
a scrivere simili ricordi e ricucire una tela strappata.
Senti anche tu il buon odore del bosco? 
La rugiada ha pianto sul prato
ed ora luccica ai primi raggi di sole.
Un pò come i tuoi occhi al risveglio,
quando il tuo sorriso rischiara la stanza
e tra le lenzuola c'è solo voglia di fare l'amore.
Salite e discese, tempo che sbriciola fra le mani,
parole, discorsi, sorprese e difese,
ma poi, di nuovo allo stesso passo, con la propria unica impronta.
Penso a te, nonostante la tentazione dell'abitudine.
E' il tuo profumo a distrami, 
piacevolmente rapito da un'anima che non conosce la resa.
Nella sera le nuvole di Settembre strisciano sull'orizzonte e l'accendono, inondando ogni cosa di caldi colori.
Ci vedranno così, mano nella mano, camminando in silenzio verso casa;
e mai così vicini,
come se l'impossibile fosse solo un'ipotesi mai dimostrata.
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Senza rose

Così lontani, anche se mi specchio nei tuoi occhi.
Il tuo sorriso rimane vuoto,
come bottiglie nel mare senza messaggi.
Ed il dolore che sento diventa rabbia,
tempesta che vorrebbe distruggere
per poi poter ricostruire un giardino di rose.
Ho le mani che tremano nel caldo di queste giornate,
dove il tuo tempo non è il mio,
il tuo futuro non ci appartiene
ed i ricordi si mescolano a lacrime e fango. 
Cosa ti ha portato via da noi senza lasciarci speranza?
Come si può trovare la forza di arginare questo?
Come può bastare l'amore?
Sono note stonate che sfumano ogni giorno
ed ogni giorno si consuma una parte di te,
quel filo che ci ha legato da sempre,
che è stato vita per me
ed a cui devo tutto,
anche questo triste finale.
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La ricerca

Qualcuno cerca un pezzo di materia,
qualcuno cerca un corpo
e qualcuno cerca un'anima.
In ogni caso sempre in ricerca,
a volte come cacciatore, altre come preda.
Un gioco che si chiama vita,
con alcune regole da seguire
e tante sfumature di colore.
Qualcuno non cerca nulla, perchè nulla gli è stato offerto.
Qualcuno non cerca più, perchè gli hanno tolto tutto
e qualcuno non cerca bene, accecato da miraggi e promesse irrealizzabili.
Un dramma che si chiama vita,
con poche scelte da poter fare
e tante paure che non se ne andranno via.
Siamo passi in cammino, anche stando fermi,
silenziosi quando scivoliamo nel tempo
e rumorosi quando il tempo sembra non appartenerci.
E siamo tante altre cose,
ma difficilmente interpretabili negli occhi di chi ci osserva:
e così si rimane perennemente alla ricerca di una propria storia da raccontare.
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Amati

A che serve avere le valigie sempre pronte
se alla fine non si parte mai?
Un pò come avere un sogno nel cassetto
e non ricordare dove si è messo.
Magari un domani… chissà,
la solita scusa della quotidianità,
del rimandare a data propizia,
al sentirsi pronto, al dannato poi, se ancora oggi non voglio.
Passeggero di un treno che è sempre in ritardo,
mai una volta conduttore e decisori di scambi.
E’ tutto questo che vuoi?
Stasera il cielo stellato accarezza la mia semplicità,
complice il fuoco che schioppetta nel focolare
e mitiga la fresca sera del bosco.
Non ho valigie da portare quassù,
neppure treni da aspettare.
Solo genuini momenti, scanditi da antichi gesti che ci appartengono
e non cessano di essere importanti ,
così reali da farne scultura di legno,
acqua di sorgente e sorriso di vita.
Domani rimarrà solo cenere nel fuoco.
Dentro me, ancora fiamma che brucia questo mio prezioso tempo
ed alimenta una voce:
amati sempre.
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Sguardi d’altitudine

Tra le cose perdute,
rimane il calore di un fuoco acceso
a rinsaldare la vita con quello che conta.
Tra le persone perdute,
rimane un gesto, un sorriso, un pensiero
ad abbracciare quell'ombra nel nostro animo.
Da questa altitudine sbircio la mia storia,
la mescolo alle cime innevate,
alle valli che si perdono verso la pianura,
a questo blu che pare un mare al rovescio,
in cui navigo con la fantasia senza annegare.
L'odore di bosco mi ricorda da dove vengo
e dove vorrei stare,
dove ho imparato a soffrire e gioire,
a condividere e dimenticare.
Non mi inganna il passo delle stagioni
e so quanto ho perso e quanto posso ancora avere.
Uno come tanti che ha un'impronta nel fango,
una nella neve ed una nella polvere.
Non resterà traccia e sarà un bene,
perchè solo così,
altri miei simili scopriranno di essere unici.
Non soli, ma così unici da aver bisogno di una buona compagnia.
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